COMUNICATO DELLA FONDAZIONE CASSA – MONTE LUGO
L'INTERVENTO DEL “FONDO” E' UN'OTTIMA SOLUZIONE PER CASSA CESENA
SONO GLI AZIONISTI, E FRA LORO LE FONDAZIONI, A PAGARE UN CARO PREZZO
Sara' il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD), nella sua articolazione denominata “schema volontario”, ad intervenire per effettuare la ricapitalizzazione richiesta alla Cassa di Risparmio di Cesena per poter proseguire l'ordinaria attivita', in regime di continuita' aziendale. Tale condizione, da ripristinarsi fin dalla chiusura della semestrale 2015, era prevista con un intervento di ordinaria entita' (a suo tempo anche gli organi di stampa riportavano importi fra 40 e 70 milioni di euro); negli ultimi mesi, pero', questa prospettiva si e' dimostrata inadeguata e nuove valutazioni hanno richiesto un intervento di 280 milioni di euro per far fronte ad accantonamenti ben piu' rilevanti sui crediti ad andamento anomalo, particolarmente quelli del settore immobiliare, e ripristinare gli indici di capitalizzazione e di rischiosita' necessari.
La disponibilita' del Fondo consente di garantire alla banca un rilancio a vantaggio di tutta la comunita' che storicamente ha avuto in essa un riferimento economico e finanziario: non solo nel cesenate, ma anche nella Bassa Romagna dove avevano avuto una lunga storia la Cassa di Risparmio e la Banca del Monte di Lugo. Nessun pericolo, quindi, per le famiglie e per le imprese che con la banca hanno rapporti di affidamento e di deposito, anche mediante obbligazioni; anzi, la banca, cosi' alleggerita dal peso di gran parte dei crediti di assai improbabile o dubbia solvibilita', potra' subito iniziare ad applicare il nuovo piano industriale che prevede, fra l'altro, la razionalizzazione dei costi con sacrificio di qualche sportello e di personale in esubero (si auspica che possano funzionare adeguatamente le politiche di incentivazione all'esodo), una concentrazione del business nelle zone tradizionali ed un recupero di redditivita' nei settori gia' in fase di sviluppo, in questa nostra terra che rappresenta da tempo uno dei territori a piu' elevato tasso di innovazione e di vitalita' delle piccole e medie imprese.
A differenza di alcuni interventi che hanno tenuta viva l'attenzione negli ultimi mesi, in particolare sulle “4 banche” che si sono salvate solo attraverso il sacrificio anche dei risparmi degli obbligazionisti (subordinati e non), la Cassa di Cesena ha potuto approntare un'operazione di continuita', acquisendo da un “Fondo” che opera con funzione stabilizzatrice le risorse necessarie per ridare vigore all'impresa e per poter ripartire.
A pagare un prezzo elevato sono invece gli azionisti, in tutto circa 13.200, particolarmente concentrati nella zona di Cesena, ma presenti anche negli altri territori di storico insediamento; fra questi le tre Fondazioni di Cesena, di Lugo e di Faenza, che detengono tuttora il 66% del capitale e che vedranno diluita la loro partecipazione: il nuovo valore di riferimento delle azioni, infatti, si riduce alla “forchetta € 0,1 - € 0,8, ossia al prezzo unitario che il Fondo paghera' per effettuare la ricapitalizzazione e di cui non si hanno ancora indicazioni precise. Siamo consapevoli che, se per le Fondazioni questo significa una perdita di valore di entita' assai elevata, anche per tanti piccoli azionisti – ognuno con una sua storia particolare – tale perdita di valore rappresenta un duro colpo, al quale si potra' trovare qualche piccolo rimedio nei prossimi anni, solo se la banca riprendera' a produrre i risultati importanti che sono ormai assenti da sei anni. Si tratta di diritti che verranno rilasciati ai vecchi azionisti e da esercitarsi solo dopo un certo periodo di tempo ed a certe condizioni: questi elementi saranno resi noti in seguito, certamente in occasione dell'assemblea dei soci gia' convocata per il prossimo 3 luglio.
Ma quali saranno le condizioni alle quali i diritti di cui si dice potranno essere convenientemente esercitati? Certamente l'attuazione di un nuovo piano industriale che prevede il rilancio la gestione ed il ritorno a bilanci in utile; poi, la massima attenzione che il nuovo socio di maggioranza, ossia il Fondo, porra' nella ricerca di un gruppo bancario importante o un investitore istituzionale al quale cedere il pacchetto azionario, mettendo cosi' la banca in condizione di creare valore in un mercato che finalmente possa vedere una via d'uscita dalla situazione di crisi nella quale e' stato relegato da troppi anni. Ma anche queste condizioni non potranno essere sufficienti se non verra' rafforzata quella trama che ha sempre costituito l'elemento di forza delle nostre Casse di Risparmio e che e' rappresentata dalla fiducia fra la banca, le imprese, le famiglie gli enti ed un territorio da sempre espressione di laboriosita', di risparmio e di coesione nel vivere sociale.
La nostra Fondazione, nel momento in cui manifesta compiacimento per la soluzione che consente alla banca di continuare a vivere ed a svilupparsi, non puo' che esprimere un marcato disappunto per le conseguenze che vengono a ricadere su tutti gli azionisti; in particolare, la perdita di valore della partecipazione fa pagare un caro prezzo non solo alla Fondazione, ma anche alla comunita' locale che, suo tramite, e' la destinataria ultima di quel patrimonio e dei suoi frutti.
Senza indugio e sempre determinata a tornare ben presto a svolgere il ruolo che le compete, la Fondazione ha gia' iniziato una serie di approfondimenti che troveranno poi espressione in un nuovo progetto che sara' adottato nell'arco di alcuni mesi dagli Organi interni e di cui sara' informata la comunita' locale.
Il Consiglio di Amministrazione
Lugo, 13 giugno 2016